Castelletto (fraz. di Momo, resti del castello)

CENNI STORICI
La struttura fortificata, a impianto quadrato, appare oggi come un vasto edificio a tre piani, trasformato in masseria agricola, che presenta tracce evidenti dell’antico castello, in particolare nella merlatura a difesa del cammino di ronda, in alcune finestre ad arco ribassato e in parti della struttura muraria. Il castellettum si trova lungo la strada che da Momo conduce ad Oleggio, vicino al ponte sul Terdoppio, su una piccola altura detta “Monteggio”, accanto alla chiesa di S. Maria Assunta. L’entrata attuale si trova sul lato meridionale, ove un tempo esisteva il ponte levatoio protetto dal torrione d’ingresso. L’edificio originale è ancora visibile non solo nell’evidente scarpatura del muro orientale e in alcune finestre quattrocentesche ad arco ribassato, ma anche nella merlatura a difesa del cammino di ronda, ora coperta dal tetto, che corre sui lati orientale e meridionale. Nell’angolo di nord est si può intravedere la sagoma di un torrione. Nel lato di sud est sono evidenti tracce della muratura in ciottoli disposti a spina di pesce e, nella parte superiore, i corsi di sassi alternati a quelli in mattone. Anche il grande cortile interno appare come l’unificazione di due nuclei antichi, quello abitativo e fortificato a sud, e quello agricolo, potenziato nel Settecento. Un castellettum in loco Montegii, presso l’antico guado del torrente Terdoppio, esisteva già tra la fine del secolo XII e l’inizio del successivo ed era stato edificato con l’autorizzazione del comune di Novara, della cui classe dirigente i signori del luogo, i Cattaneo da Momo, erano tra i maggiori esponenti. La prima testimonianza diretta risale al 1337. Il castello, luogo di residenza, fortezza militare e nel contempo struttura agricola, era circondato da un fossato e protetto da un muro di cinta. L’ingresso, munito di ponte levatoio, era posto sul fronte meridionale e sovrastato da un torrione. Al suo interno si innalzava una torre, attorniata dagli edifici di abitazione, dall’arale, costruzione per riporre il fieno e riparare gli animali, e da altre strutture funzionali agli usi agricoli. Nel 1466, alla morte del duca di Milano Francesco Sforza, il feudo di Momo e Castelletto (che comprendeva anche Agnellengo, Vaprio, Cavaglio e Cavaglietto) fu concesso a Cristoforo Casati. Nel 1534 i Casati lo vendettero a Giovanni Battista e Francesco Visconti da Fontaneto. I due fratelli si divisero il feudo, e mentre a Francesco toccò Momo, Agnellengo e Cavaglietto, Giovanni Battista ebbe Castelletto, Cavaglio e Vaprio d’Agogna. I due paesi di Momo e di Castelletto, da sempre uniti sotto la famiglia dei Cattaneo, vennero così divisi ed ebbero vicende diverse. Il castello rimase però ai Cattaneo di Castelletto fino al 1662, quando fu venduto ai conti Leonardi, i cui eredi nel secondo Settecento lo ristrutturarono trasformandolo in una masseria agricola, che continua ancora oggi la sua attività produttiva.
Bibliografia e Sitografia
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XIV sec.

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