CENNI STORICI
La città di Este, ai piedi dei Colli Euganei, vanta a buon diritto origini antichissime e fu uno dei maggiori centri della civiltà paleo-veneta. Este costituì però anche uno dei maggiori nuclei fortificati per il controllo del territorio durante il Medioevo.
L'imponente mole del complesso del castello carrarese rimanda al tempo in cui la struttura rappresentò un'impressionante macchina bellica, destinata ad assumere un ruolo fondamentale nella strategia di difesa dei domini della Signoria padovana. Veramente, la storia di quella costruzione inizia da più lontano: fatta erigere sul piccolo colle del Principe, nel 1056, sotto l'impero di Enrico III quale dimora fortificata di Azzo II, che prese e tramandò il nome da Este, essa sormontava in larga parte il pendio, con una rocca e un mastio attorno al quale si formò un piccolo borgo, e con esso l'impulso al sorgere della città.
Nel succedersi alle varie dominazioni e delle continue contese che coinvolgeranno Carraresi, Scaligeri e Visconti il castello subì numerose traversie, dopo i gravissimi danni patiti in seguito alla conquista di Este da parte di Ezzelino III da Romano, nel 1238 e nel 1249. Nel frattempo i cambiamenti prodotti dalle iniziative di revisione idrografica cui spetta la formazione di un'isola rettangolare poi fortificata con terrapieni e mura, conseguente ad una nuova derivazione artificiale del Bacchiglione agganciata al vecchio corso del fiume Sirone, aveva portato profondi mutamenti nello sviluppo della città con un decentramento dell'agglomerato urbano entro un nuovo recinto ben distinto e separato dal castello.
Tra il 1338 e il 1339 questo viene riedificato da Ubertino da Carrara, sui resti del precedente, in base ad un progetto di Domenico da Firenze, attivo alla corte di Padova, ovvero, secondo altre testimonianze, da Francesco Schiechi, noto come l'edificatore del Castello degli Alberi a Montagnana.
Con la caduta della città di Este sotto il dominio dei Veneziani all'inizio del XV secolo, la struttura interna del nucleo urbano assumerà una conformazione completa, attraverso il rafforzamento dei borghi fuori le mura, l'apertura di nuove porte con ponte: porta S. Francesco e porta della Girometta. Verso la seconda metà del '500, il castello subirà una trasformazione dovuta a esigenze d'uso, che ne scartavano la funzione militare; era stato acquisito infatti dai nobili veneziani Mocenigo che, per costruire il proprio palazzo (ora sede dei Museo nazionale Atestino) ne abbatteranno alcune torri con un tratto della cinta murata.
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