CENNI STORICI
«Posta su un colle che domina il lago e l'imbocco della Val d'Ossola la torre ha una storia controversa. La tradizione popolare la vuole di età romana, ma nelle sue forme attuali è di certo attribuibile al Basso Medioevo. Ciò non vieta di pensare che il sito su cui si erige non possa aver avuto frequentazioni ben precedenti, non solo romane (lo proverebbe il rinvenimento di materiale da costruzione di quell'epoca sparso sull'altura), ma anche preistoriche. Il dosso è difeso naturalmente su tre lati, con due pareti di roccia a Est (a strapiombo sul lago) e a Ovest e una sola via di accesso verso Mezzogiorno. Nella tarda antichità in particolare tutti i territori di confine posti su alture all'imbocco delle valli e delle più importanti vie di comunicazione furono organizzati a rete in funzione difensiva o anche solo di controllo e segnalazione. Feriolo potrebbe quindi rientrare nel sistema di fortificazione del limes alpino a protezione del passaggio sulla strada del Sempione e dei valichi dell'Ossola. La tesi è avvalorata dall'indagine sul territorio: ad ogni gomito della valle si trova una torre visibile da quella immediatamente a valle e a monte. Feriolo poteva comunicare con Mergozzo a Nord e inviare segnali a Suna, e quindi al bacino del lago, a Sud. Sull'organizzazione militare tardo romana in castra si impianta l'ordinamento longobardo delle iudiciarie: la torre di Feriolo, il fortilizio del motto di Gravellona, la torre di Montorfano e quella dell'isola di San Giovanni insieme formavano un importantissimo sbarramento tra le due sponde del golfo occidentale del Verbano, costituente la chiusa dell'Ossola. Né va dimenticata la funzione del lago stesso come via di comunicazione e di trasporto di uomini e merci, talvolta più veloce e sicura delle vie di terra e inserita in un sistema fluvio-lacuale già ben sviluppato in età romana. Resta comunque indiscutibile l'attribuzione dell'edificio oggi visibile ad opera medievale. Tanto più che la storia lo spiega benissimo: il triangolo Suna-Feriolo-Mergozzo era il cardine di una rete di fortilizi appartenenti alla famiglia dei Da Castello, che in questo modo controllava quel nodo di comunicazioni eccezionale che è il Montorfano.
Il primitivo nucleo fortificato dei signori (che proprio dalla fortificazione originaria della famiglia trassero il patronimico De Castello) era sull'isoletta di San Giovanni, terminale di una rete abbracciante la foce del Toce e il centro del lago. Si tratta di esempi assai modesti rispetto alle imponenti rocche vescovili: torri talvolta circondate da uno o più giri di mura così da creare un piccolo recinto-castello. La tipologia appena descritta si adatta perfettamente al sito di Feriolo, dove sono riconoscibili due giri di mura. Il primo si snoda sul pianoro più alto del colle seguendo l'andamento della roccia a delimitare l'area sulla quale si erge la torre. Il muro, costruito con lo stesso materiale lapideo della torre e certamente coevo ad essa, appare di buona fattura e presenta delle feritoie per il tiro radente e delle aperture con arco a tutto sesto. La seconda cinta invece è posteriore all'impianto della torre, e si va ad innestare a Nord sulla cerchia più antica, della quale ostruisce in più punti le feritoie. Inoltre l'analisi della muratura fa pensare a delle maestranze meno capaci che si servirono di materiale di recupero (ciottoli, sassi non squadrati), mentre il muro originario presenta dei filari di conci ben squadrati. Tuttavia questa seconda operazione di recinzione aveva permesso di ampliare notevolmente l'area militare, estendendo la difesa a tutto il pianoro immediatamente a Sud della torre. Il manufatto, in ossequio all'ardito verticalismo che contraddistingue l'architettura militare della seconda metà del XII secolo e dell'inizio del XIII, si eleva in alzato per nove metri circa su di una pianta quadrata e presenta tracce di un tetto a falda. La struttura è in conci regolari di granito locale, con tonalità varianti dal bianco al rosa, che sono legati da malta fabbricata con materiale dello sperone dell'ArxTravalia. Esistevano tre piani più un sotterraneo con volta a botte. L'ingresso non corrispondeva a quello oggi visibile sul prospetto Est aperto in seguito a rottura in basso a sinistra della facciata. La porta con archivolto in conci in pietra è posta invece sul lato di ponente a circa 4 metri di altezza da terra, ed era raggiungibile solo con una scala movibile in legno».
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