VEZIO (castello)

CENNI STORICI

«Tra le tredici località che compongono il comune di Perledo, la frazione di Vezio è una delle più interessanti sia dal punto di vista turistico che sotto il profilo storico. è un piccolo agglomerato di case costruite per la maggior parte in sasso ed e' abitato da una cinquantina di persone suddivise in 20 famiglie. Ha mantenute le antiche caratteristiche e nel centro dissimula, tra gli edifici ristrutturati, le vestigia di un periodo che si perde nella notte dei tempi. ... A Vezio, dunque, venne eretta una fortificazione che facilitava il controllo della via della Riviera e delle sponde del sottostante lago, sul cui promontorio, nel frattempo, era sorta Varenna, punto d'attracco del naviglio commerciale e militare della zona. Il perimetro delle mura e delle opere difensive di Vezio si estendeva presumibilmente dalla Foppa allo sperone a strapiombo su cui si erge il castello. All'interno di questo perimetro sorgevano le abitazioni ed i magazzini delle cui fondamenta sono visibili tutt'oggi l'imponenza e la perfezione muraria in molte cantine del centro storico. Che fosse stato teatro di cruenti ed accaniti scontri lo dimostrano i rinvenimenti di armi e di resti umani di varie epoche ed origini. I reperti più importanti si trovano nei musei di Como, Sondrio, Lecco ed Esino. Nel 1891 vennero alla luce alcune tombe dell'età del ferro e nel 1955-56, durante i lavori di ricostruzione del castello ad opera della famiglia Greppi, attuale proprietaria, affiorarono punte di frecce in ferro con cuspide triangolare, spade ed elmi.

La torre presenta una merlatura quadrata uguale a quella del castello di Cly in Valle d'Aosta. A detta del prof. Bodo Abcard, esperto in materia, essa è uno degli esemplari più tipici nel suo genere. Nulla si sa di Vezio e delle vicissitudini ch'ebbe a superare dalla calata dei barbari all'affermarsi dei Longobardi prima e dei Franchi poi. Certo è che non poté sottrarsi al susseguirsi degli avvenimenti incalzanti e luttuosi di quei tempi calamitosi. La rocca seguì verosimilmente le sorti di Varenna, alla quale era stata unita da mura che, come due lunghe braccia, scendevano fino al lago a difesa del borgo lacustre. La leggenda raccontata da Anton Gioseffo della Torre di Rezzonico nel suo libro Larius provvede alla mancanza di informazioni riguardanti quel citato periodo. Egli narra che la famosa Teodolinda, regina dei Longobardi, trascorrendo i suoi ultimi anni a Perledo, avrebbe fatto costruire la chiesa di San Martino con l'antico campanile a forma di torre, ed il castello di Vezio unitamente all'oratorio di Sant'Antonio per lasciare una traccia visibile della sua fede nel Cristianesimo. In Lombardia molte sono le località che rivendicano tale tradizione, tuttavia si deve tener conto che l'ordinamento longobardo doveva munirsi di migliori difese militari. Nel caso di Vezio è evidente l'interesse alla ricostruzione del castello andato distrutto a seguito di eventi bellici non precisati.

L'edificio, così com'è giunto ai nostri giorni, presenta caratteristiche costruttive di epoca medievale. Ogni comune allora era cinto da spesse mura, e i castelli e le torri, disseminate sulle alture, avevano per lo più funzione di avvistamento o di punti obbligati per la riscossione dei pedaggi. Il fatto che l'Anonimo Cumano non citi il castello di Vezio nei suoi commentari relativi alla guerra decennale (1118-1127) tra Milano e Como a causa della nomina del vescovo di questa città, non significa che il castello non fosse precedentemente esistente. è evidente che quando le soldatesche avverse cercarono di penetrare in Varenna, provenendo dal lago, non trovare nessun castello davanti a sé, bensì solide mura e validi difensori. Il castello non si trovò coinvolto, se non marginalmente, nemmeno nel 1244, quando per la prima volta Varenna fu distrutta dai comaschi, ai quali si era ribellata. La popolazione trovò rifugio nel maniero che, per la sua posizione, era inespugnabile ed in esso i varennesi ritemprarono gli animi e la forza per ribellarsi di nuovo, quattro anni dopo, durante il giogo comasco. Anche in questa occasione Varenna venne messa a ferro e fuoco, ma il castello resistette. Vezio vide trascorrere le Signorie dei Visconti e dei Torriani, le dominazioni dei francesi e degli spagnoli, così come sopportò i decreti dei veneti e dei signori di Bergamo. Divenne, con Varenna, un feudo vescovile, quindi passò ai Dal Verme e ad altri ancora sinché non ne vennero investiti il conte Francesco Sfondrati ed i suoi eredi. L'investitura della costruzione passò nel 1631 a Giovanni Antonio de' Tarelli e l'affittanza, venticinque anni dopo, ad Antonio Tarelli. In questo periodo il castello venne addirittura riedificato più che riattato. Lo si deduce da due iscrizioni, dettate dal poeta Parlaschino, le cui ceneri si trovano tuttora a Riva di Gittana, nel territorio perledese. ...».

Bibliografia e Sitografia

https://www.lombardiabeniculturali.it/architetture/schede/1n080-00019/#:~:text=Notizie%20storiche,XII%20o%20al%20XIII%20secolo.

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