Chieti (palazzo e torre dei Toppi)

CENNI STORICI

«Il palazzo, di raffinata fattura è composto da più fronti realizzati in epoche diverse e conserva una torre merlata del XIV sec. Le forme attuali dell’edificio si devono agli interventi realizzati nel XVIII sec. su committenza di Diodato ed Agatopo Toppi. Nella volta dell’androne si conserva un affresco riproducente lo stemma della famiglia. Da notare, prospiciente sul piccolo cortile interno, lo scalone a doppia rampa ornato da colonne doriche e decorazioni in stucco» - «La storia di questo complesso è legata all’episodio della “vendita della città” al duca di Castel di Sangro (Ferdinando Caracciolo) nell’anno 1644. La storia del palazzo e della torre è legata all’agente dell’operazione di acquisto del duca, il signorotto Nicolò Toppi, avvocato e storico nato a Chieti nel 1607 e morto a Napoli nel 1681. Fu autore di numerose opere giuridiche e storiche, oltre che ad essere stato un bravo archivista. Durante questo atto di “infeudamento” della Civita Teatina, la popolazione si mostrò decisamente contraria a questa manovra e reagì con una vera e propria sommossa, bruciando lo stabile della residenza Toppi e la torre, mettendo fuoco a numerosi manoscritti la conservati. Solo alcune parti dell’edificio si salvarono dall’incendio e sono fortunatamente ancora oggi visibili. Stiamo parlando di alcuni elementi interni del palazzo e la stessa torre, che ancora oggi si erge sulla storica strada di Porta Pescara, ma veniamo brevemente ad illustrare il complesso. Il palazzo. Il palazzo fu realizzato in due momenti: prima furono costruiti l’androne e lo scalone “a doppia rampa” ornato da colonne doriche, con un bell’affresco di famiglia. La seconda fase invece riguarda la facciata che si affaccia su via degli Agostiniani, tutt'ora visibile sul fronte strada. La torre. Sicuramente realizzata in età angioina, rappresenta un chiaro segno di potere laico sul rione Trivigliano, venutosi a creare dall’accorpamento del nuovo circuito murario sul preesistente nucleo demico del castrum Tribuliani. La torre, che è comunque stata rimaneggiata nel corso del tempo, come si nota dalla balconata in ferro in contrasto con l'architettura tardo medievale, ha due particolarità: la merlatura(che non è guelfa, né ghibellina) “a giglio”, simbolo degli angioini e l’apertura tonda della parete più alta è contornata da pietre a punta di diamante. Il complesso è stato restaurato negli anni 80’ del 1900, con un operazione di pulizia dello stabile» (M. Davide).

Bibliografia e Sitografia

http://www.comune.chieti.gov.it/index.php/luoghi-da-visitare/123-palazzo-toppi.html - http://wavetour.it/page/punto/id/40

 

Articoli di approfondimento

CITTÀ

PROVINCIA

REGIONE

EPOCA

XIV sec.

STATO DI CONSERVAZIONE

Buono

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