Melfi (cinta muraria, porte)

CENNI STORICI
«Cinta Muraria. Il centro storico di Melfi è interamente circondato da mura turrite costruite per lo più dai Normanni che si estendono per oltre quattro chilometri. Il circuito segue l'orlo del pianoro su cui fu costruita la città, cinto da ogni parte da scoscendimenti, a tratti da veri e propri precipizi. L'opera costituisce un raro esempio di fortificazione nel sud Italia. Le fasi costruttive della cinta muraria appartengono al periodo bizantino, normanno, svevo e aragonese. Gli ultimi ad apportare modifiche strutturali furono Niccolò Acciaiuoli nel Trecento e Giovanni Caracciolo nel Quattrocento, a cui risale la sistemazione attuale, per difendere la città dalle artiglierie nemiche. Assedi e terremoti hanno reso necessari continui restauri e il sisma del 1930 ne ha seriamente compromesso la struttura. Porta Venosina. È una delle sei porte cittadine ubicate nella cinta muraria, sebbene tre di queste (Porta del Bagno, Porta SS. Maria e Porta Sant'Antolino), a causa di terremoti e saccheggi, non esistano più. Risalente all'epoca sveva, è l'unica ancora in buono stato e fu realizzata sull'antico tracciato verso Venosa e la via Appia. Alla destra dell'ingresso è osservabile lo stemma di Melfi e, a sinistra, quello dei Caracciolo che restaurarono le mura sul finire del quattrocento. Federico II vi fece apporre una lapide che decantava la gloria e la grandezza della città,[6] sostituita più tardi da Giovanni Caracciolo con quella ancor oggi visibile, anche se illeggibile. L'arco ogivale è di origine sveva, mentre la torre cilindrica fu aggiunta nel Quattrocento da Caracciolo. Porta Troiana. Fu costruita nel XV secolo, per volere del principe Troiano Caracciolo, figlio di Giovanni e da cui essa prese il nome. Di questa opera sono rimasti solamente alcuni ruderi. Porta Calcinaia. Era la porta più vicina al castello. Conduceva dalla zona artigianale, dove si produceva calce e argilla (da cui il nome), al centro storico e all'attuale Via Normanni, che tuttora porta al Castello. Anche di questo varco resta solo qualche testimonianza».
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