Migliano (territ. di Frigento, ruderi del castello di S. Angelo a Pesco)

CENNI STORICI

«Il fortino ha pianta irregolare poiché l'architetto dell'epoca dovette adattare le strutture murarie alla conformazione della roccia su cui è costruito. La tipologia è quella caratteristica di un fortino di guardia munito di saettiere. I volumi sono incerti e, probabilmente, alcuni sono sotterranei: la struttura in pietra cementata è abbarbicata sulla roccia. Il tutto si presume unificato da scale e cunicoli da accertare. Secondo alcuni, infatti, vi è un condotto sotterraneo che collega questo fortino con delle "cisterne romane" presenti nel centro storico di Frigento. Non è stato possibile localizzare con precisione l'ingresso alla struttura (ponte levatoio?) e la stessa domina, visualmente, un'area vastissima, il panorama visibile si estende per oltre 20 km. Non si segnalano beni mobili ma se ne presume l'esistenza sotto le macerie e la vegetazione. Dalle ricerche effettuate risulta evidente che questo fortino militare fu eretto in seguito alla pace firmata alla presenza dell'imperatore Federico II, fra i principi Radelchi e Siconolfo. Infatti nel luglio dell'830 il principe di Benevento Sicardo, che mirava ad instaurare un forte potere centrale per dare a tutta la Longobardia meridionale l'assetto politico di uno stato forte ed omogeneo, fu ucciso durante una battuta di caccia a Lavello da un suo tesoriere, Radelchi. Ne seguì un periodo di torbide rivalità fra i duchi longobardi e fra tutti emersero, quali pretendenti alla successione, il conte Adelchi ed il tesoriere Radelchi. Quest'ultimo, dopo un'aspra lotta, uccise Adelchi. Però il conte Orso di Conza ed il conte Radelmado, cognati del principe Sicardo, presero le parti di Siconolfo (fratello di Sicardo) e lo proclamarono loro signore. Dopo altre vicende fra i due intervenne l'imperatore Ludovico II che impose loro la pace nell'anno 849. Pare che nella zona sorgesse anche un villaggio ed una chiesa con monastero. Questa tesi è confermata anche da un documento dell'annalista di S. Sofia che ci parla del Castello di S. Angelo a Pesco saccheggiato e bruciato dai Saraceni nel 1200. Un saccheggio precedente ad opera dei Saraceni fu operato nel 915-916. Le ultime notizie a riguardo di questo fortino risalgono al 1225 dopo di che null'altro è detto e si suppone che in tale data vi fu un violento terremoto che lo distrusse riducendolo allo stato attuale. A nostro avviso questa struttura medievale merita di essere recuperata poiché si presenta assai interessante storicamente e, nel contempo, si inserisce in modo mirabile nel contesto scenografico e paesaggistico. L'immane imponenza della roccia su cui si erge e la vastissima panoramica che si offre allo sguardo del visitatore fanno di questo "rudere" un monumento di elevato valore storico, artistico e paesaggistico tale da meritare di essere inserito in un itinerario turistico dell'Irpinia».

Bibliografia e Sitografia

http://www.ingenioloci.beniculturali.it/files/Parco_e_Pesco.doc‎

Articoli di approfondimento

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XI sec.

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