Monopolino (fraz. di Capitignano, palazzo Ricci, ruderi del castello)

CENNI STORICI

Il Palazzo Ricci di Monopolino, risalente al XV secolo e residenza di Umberto Ricci, è il più importante edificio dell’area. In stile neoclassico a pianta quadrangolare, il palazzo subì molti rifacimenti rispetto alla struttura originaria: i più importanti furono quelli del 1783 su progetto degli architetti Stern e del 1839 su disegno di Valadier. Sulla facciata si distinguono tre ordini di finestre. Si accede al secondo piano per una scalinata, quindi si passa nel salone principale che ha sei vani; anche i dieci locali per la servitù sono al secondo piano. Su due angoli sporgono i torrioni per la vigilanza. L’esterno dell’edificio è in travertino e arenaria; gli interni sono decorati con scene di caccia e motivi floreali. Palazzo Ricci sarà sede del Centro Servizi del Parco Nazionale del Gran Sasso e dei Monti della Laga. A Monopolino sono presenti anche i ruderi del castello di Monopolino; rimangono alcune tracce delle mura esterne e una cisterna ricoperte dalla vegetazione.

La costruzione del Castello di Mopolino, infatti, risale attorno all’anno mille. La struttura aveva una forma trapezoidale con il lato maggiore rivolto verso valle ed era presente una torre d’avvistamento. Altro non sappiamo, se non la storia antichissima della fine del forte.

Gli ultimi possidenti del castello furono Gualtiero II e Gentile II, già signori del feudo di Poppletum, l’odierna Coppito. Essi, ci racconta lo storico Riccardo di San Germano nella Chronica sul Regno di Sicilia (1189-1243), nel maggio del 1228 osarono ribellarsi, insieme ad altri territori del reatino, all’imperatore Federico II. Questi, impegnato nell’organizzazione di una spedizione in Medio Oriente, incaricò dunque un vicario, Rainaldo di Urslingen, di sedare la rivolta.

La risposta di Rainaldo fu rapida e violenta, tanto da essere in seguito persino scomunicato da Papa Gregorio IX. Già a giugno il vicario aveva preso Poppletum e altri castelli in rivolta, facendo strage dei reatini presso le Gole del Velino. Gualtiero e Gentile, tuttavia, non si arresero e nell’agosto si asserragliarono a Capitignano. Ed è lì, sul colle che sovrasta Mopolino, che furono assediati e costretti alla resa, e infine spinti a riparare a Rieti. Da allora il castello cadde in rovina, fino a essere in pochi anni completamente distrutto. Le sue pietre però, come era solito, furono in seguito di nuovo utilizzate per la costruzione di due monumenti iconici di Capitignano: la chiesa di San Flaviano e il palazzo nobiliare della famiglia Ricci.

Dietro ogni sasso, quindi, c’è sempre una storia da raccontare, sia essa grande, antica, mitica o piccola, di poco conto, per noi che dopo tanto tempo ne veniamo a conoscenza. L’unica cosa, però, che in fondo pensiamo sia importante è non crederli solo sassi, e darsi sempre conto che per essi degli uomini, un tempo, diedero la vita. Magari un giorno, proprio in nome di quella piccola o grande storia, qualcuno potrebbe reputare doveroso riportare alla luce, da sotto quel cumulo di terra, anche gli antichi resti del Castello di Mopolino.

Bibliografia e Sitografia

https://www.virtuquotidiane.it/itinerari/dietro-ogni-pietra-una-storia-il-castello-di-mopolino-a-capitignano.html

Articoli di approfondimento

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XV sec.

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