CENNI STORICI
«Il cronista Gregorio di Catino (1062-1133) narra nel suo Chronicon farfense che “nella contea teatina c’è il castello di Tornareccio”. Ebbene, chiunque arrivi per la prima volta nel paese non si troverà di fronte il classico castello medievale, alla stregua di quelli più famosi come Crecchio o Celano, ma avrà la possibilità, al limite, di vedere un paio di torri e qualche spezzone di mura di cinta. In effetti, il castellum Tornariciae, citato per la prima volta nel 1118, altro non è che un recinto fortificato che si snoda attorno al centro storico, il cui scopo era essenzialmente quello di difendere la popolazione radunata attorno ai laboriosi monaci del monastero di Santo Stefano in Lucania, terrorizzata dalle sempre più frequenti incursioni dei Saraceni e dei Normanni. Più che di castello, dunque, si tratta di una fortezza o borgo fortificato, anche se il termine “castellum” o “castrum” viene utilizzato in età medievale senza troppe sfumature tecniche. Edificato in una periodo che oscilla tra il 1060 e il 1118, il recinto di Tornareccio era composto da mura di pietra alte all’incirca 20 metri, ed era inframmezzato da un numero variabile di torri quadrate e circolari. Tre porte consentivano l’accesso alla fortezza, all’interno della quale si stagliavano i palazzi signorili e la chiesa di Santa Vittoria, vero fulcro di tutto il complesso. A parte i palazzi e la chiesa, di tutto il resto purtroppo è rimasto poco o nulla.
L’unica torre visibile è quella circolare in via Spataro, ben conservata e tuttora abitata, mentre un altro torrione circolare si intravede a fatica affianco alla fontana monumentale di Piazza Fontana. Le torri quadrate, demolite non meno di cinquant’anni da scellerate scelte urbanistiche, erano situate una sul versante del paese che domina la vallata, un’altra dalla parte opposta, quasi a copertura verso la montagna, e la terza al centro del borgo fortificato. Quest’ultima era probabilmente la torre più alta, quella che dominava tutto l’abitato, ed è stata “riconvertita” nel XIX secolo nel campanile della chiesa di Santa Vittoria. Delle mura fortificate sono visibili alcuni spezzoni, il più cospicuo dei quali è quello che viene normalmente chiamato “muro rotto” a ridosso di Piazza Fontana, mentre il resto è ben mimetizzato nell’abitato urbano. Per quanto riguarda le porte, infine, una è visibile nello spiazzo denominato “dietro le mura”, dove adesso c’è il belvedere, ed è quella che conduce all’interno del centro storico. Verosimilmente questo è l’ingresso più recente, dato che la strada che da qui inizia è denominata via Porta Nuova. Un’altra apertura è visibile una volta entrati nella “fortezza”, nelle vicinanze della scuola materna: quando il castello funzionava a pieno regime questo ingresso, sovrastato dalla torre quadrata di avvistamento, doveva essere quello principale. Di una terza porta si conserva solo la memoria: doveva essere situata alla fine del “muro rotto” nella Piazza Fontana che tutti i tornarecciani chiamano “Piano La Porta”. La fortezza di Tornareccio ha smesso di funzionare solamente nel XIX secolo. Quelli che attualmente sono comuni e liberi passaggi, infatti, durante il periodo del brigantaggio ricoprivano ancora una funzione di sicurezza: ogni sera venivano serrati, mentre l’”usciere” avvisava con il suo tamburo tutti quelli che si trovavano fuori che di lì a poco nessuno più avrebbe avuto accesso al castello di Tornareccio».
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