Agromonte (presso Avigliano, resti del castello)

CENNI STORICI

La Riserva antropologica "Agromonte Spacciaboschi", istituita dallo Stato nel 1972, ha lo scopo di salvaguardare un sito di notevole interesse storico; essa appartiene alla foresta demaniale di Lagopesole e comprende uno dei terrazzi che dominano la Valle di Vitalba verso la quale degrada dal lato di levante.Qui era ubicata la medioevale Acermontis, della quale sono ancora visibili i ruderi che permettono di individuare una chiesa, un fortilizio e le probabili mura. Le testimonianze più antiche di Agromonte risalgono al 9 giugno 1152. In un breve pontificato di papa Eugenio II che enuncia i casali e le parrocchie comprese nella giurisdizione ecclesiastica del vescovo di Rapolla. «Era un centro abitato, con castello sito a sud-est dell’odierna frazione di Filiano, denominata Scalera, […] al tempo dei romani era un importante nodo stradale, dove la via Erculeia si incrociava con la strada che, partendo da Venosa, congiungeva l’Appia Antica con la Via Popilia, a Marcelliana nel Cilento, dopo aver attraversato la Valle di Vitalba e l’Appennino Lucano nei pressi del Monte S. Croce. Sotto il governo di Carlo I d’Angiò, nel 1267-68, Agromonte prese parte alla rivolta Ghibellina, il suo castello e il suo abitato furono molto danneggiati….» Nel XIII sec. contava più fuochi di Avigliano. Nel 1330, rimase ad Agromonte solo una piccola domus e poche decine di abitanti, che in quell'anno l'abbandonarono definitivamente le loro umili dimore, sparse intorno alla chiesa non più parrocchiale, grazie ai privilegi ed esenzioni concesse da Giovanni d'Angiò, per ripopolare Atella. Ricorda G. Fortunato in Il Castello di Lagopesole nel 1902: “sorge Agromonte sul dosso di un promontorio che scende al ponte Cerasale presso la confluenza con il Torrente Sterpito … Il suo nome è sempre vivo tra gli abitanti della Valle: vivo come i suoi pochi ruderi fra le annose querce del bosco, al di sopra della galleria omonima del tratto di strada ferrata dalla stazione di Forenza a quella di Lagopesole: in alto la bicocca, al basso la chiesetta, e questa dall'abside ancora visibile, ancora cinta di sepoltura”. G. Fortunato sosteneva che questo castrum era in comunicazione con il vicino castello di Lagopesole attraverso un condotto sotterraneo, ipotesi mai verificate nella realtà. Al fascino di questa memoria antica si associa un contesto naturalistico unico, dove a una situazione geologica articolata si affianca un ottimo sodalizio floro-faunistico. Quei ruderi sono ancora oggi visitabili, sul clinale che sovrasta la fontana di Sparciaboschi lungo la rotabile che da Scalera porta a Dragonetti

Bibliografia e Sitografia
Articoli di approfondimento

CITTÀ

PROVINCIA

REGIONE

EPOCA

XIII sec.

STATO DI CONSERVAZIONE

Rudere

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