Lauro (castello Lancellotti)

CENNI STORICI

«Il primo documento scritto in cui si parla del Castello di Lauro risale al X sec, precisamente al 976 ed è contenuto negli Annali del Di Meo: vi si parla di un "Castel Lauri". Ai secoli XI-XII risale un’altra testimonianza costituita dai resti di fregi architettonici dell'arte arabo-normanna, tuttora visibili su di un muro di perimetrazione esterna del maniero dal lato di via Salita Castello. Nei successivi secoli, ricompare più volte, nei documenti, il termine Castel Lauri: così ad esempio da un documento del 1119, si apprende che Roberto Sanseverino (conte di Caserta) fu signore e abitatore di "Castel Lauri". In un altro documento del 1183 si rivela con maggiore chiarezza l’esistenza del castello. La notizia è riportata in una “confirmatio” (atto con il quale si stabiliva che quel determinato territorio veniva dato a quella persona), sottofirmata da Guglielmo Sanseverino e risulta che questo documento fu redatto in un palazzo che trovavasi all'interno di Castel Lauri. Una delle prime notizie che attesta con sicurezza la destinazione del castello come residenza nobiliare, la si legge invece nei registri della cancelleria angioina nell’anno 1277: Carlo D’Angiò, nel trasferirsi a Napoli portò con sé molto personale per erigere una cancelleria angioina a Napoli. Il capo della cancelleria portò con sé la moglie, nobile, Margherita de Toucy, cugina del re, alla quale fu dato in custodia il castello di Lauro, come dimora conveniente al suo grado. Nel periodo angioino il castello di Lauro, fu amministrato da baroni provenzali, poi passò alla dinastia dei conti di Avellino: i Del Balzo. Successivamente il feudo passò agli Orsini i quali lo tennero fino al 1529 allorchè l’ultimo degli Orsini, Enrico, fu spodestato e spogliato di tutti i suoi beni, compreso il castello di Lauro, per aver partecipato alla congiura contro re Carlo. Ma la moglie, la contessa Sanseverino, riscattò il castello anche se dovette poi venderlo ai Pignatelli. Questi si adoperarono molto per conferire al maniero un aspetto migliore che in parte è quello che ancora oggi esso conserva: i segni del loro intervento tuttora si conservano nell'impianto cinquecentesco, nel Torrione con loggiato e monumentale scalone occidentale - un tempo collegamento con i sottostanti giardini -, le fontane che adornano il secondo cortile. Ai Pignatelli successero i Lancellotti, attuali proprietari, che rilevarono il feudo, compreso il Castello, nel 1632.

Descrizione: La struttura che oggi si osserva con meraviglia è il risultato di una fortunata opera di ripristino resa necessaria dal fatto che il castello era rimasto quasi del tutto distrutto a seguito del terribile incendio che lo avvolse la notte del 30 aprile 1799 appiccato dalle truppe francesi, qui intervenute a sedare una locale rivolta sanfedista. I ricostruttori si ispirarono molto ad alcuni castelli della bassa Toscana ed al gusto prevalente dell'epoca: si nota infatti uno spiccato eclettismo nel quale trovano armoniosa sintesi elementi dell'arte e dell'architettura neo-gotica, neo-romanica, classica, rinascimentale. Gli elementi ricostruiti si fondano poi in un unicum eccezionale ed irrepetibile con quelli dell'originario impianto sopravvissuti all'incendio del 1799: è il caso del Torrione occidentale, con terrazzo coperto, che conserva integralmente l’aspetto della sua struttura cinquecentesca. All’interno il Castello presenta due cortili separati da due eleganti torri. Nel primo cortile si apre sul lato destro dell’entrata uno spazioso portico con sei arcate cui segue un’ampia scuderia con portale classicheggiante. All'interno della scuderia, sulle pareti sono distribuite mangiatoie (eccezionalmente dotate di piatti in ceramica di Vietri); vi si conservano anche alcune antiche carrozze. Sul lato sinistro del primo cortile, c’è un altro portico, molto più breve, antistante la guardiola; sullo stesso lato si ritrova una breve scala adornata di tronchi di colonne e capitelli romani che funge di ingresso alle sale che attualmente ospitano il plastico del castello e lo studio privato del Principe. Sul lato opposto al portone d’ingresso vi è l’accesso al secondo cortile, più piccolo, ma più fine ed elegante. Qui si possono osservare: da un lato vasche cinquecentesche con piante acquatiche, una delle quale decorata con preziosissime ceramiche artigianali d'epoca; dall’altro lato un bellissimo giardino curato all’italiana ed un'altra grande vasca con zampilli e piante acquatiche che nell’impianto originario doveva costituire la parte centrale di un grazioso ninfeo. Dal lato destro del secondo cortile si può accedere tra l’altro alla terrazza del torrione occidentale ed all’elegante sala d’armi, adornata di affreschi raffiguranti le insegne delle famiglie proprietarie e dei vasti possedimenti che un tempo facevano capo alla famiglia Lancellotti; sulle pareti sono anche disposte armi e corazze medievali. Nella parete sul lato d'ingresso vi è un dipinto raffigurante l’incendio del Castello avvenuto nel 1799. Dalla sala d’armi si accede poi al salotto rosso, e da qui al terrazzo meridionale anch’esso adorno di tronchi di colonne e capitelli e da cui si può godere di uno splendido panorama su Lauro e l’intero Vallo. Ritornati nel cortile, si può notare, sul lato opposto alla sala d’armi, la graziosa cappella, la cui facciata ricalca motivi neo-romanici, presentandosi abbellita da un portale marmoreo a strombo sovrastato da rosone. L’interno della cappella consiste in un’aula rettangolare, sulle cui pareti vi sono affreschi che rappresentano episodi prodigiosi della vita di santi frati della terra di Lauro. Nel catino absidale, un grande dipinto ad imitazione di mosaico, occupa l’intera volta: al centro il Cristo Pantocrator, con ai lati 6 membri della famiglia Lancellotti. A lato della Cappella si ritrova la sagrestia e un piccolo e grazioso chiostro confinante con la vicina biblioteca la quale raccoglie testi classici ed edizioni d’epoca con qualche cinquecentina».

Bibliografia e Sitografia

http://www.residenzedepocacampania.it/residenze/Castello_Lancellotti.htm

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XIV sec.

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