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Microstorie

Salvatore Postiglione scultore

La copertina del volume di Gaetano Cristino su Salvatore Postiglione.

Nella raffinata e splendida veste editoriale magistralmente curata dalla foggiana casa editrice Claudio Grenzi Editore, si presenta l’ultimo lavoro di Gaetano Cristino, critico d’arte di chiara fama, sulla vita e le opere di Salvatore Postiglione, dal titolo Salvatore Postiglione scultore, la vita e l’Arte (pp. 135, ill. b/n e colori, Foggia 2006).

Il volume nasce per volontà della famiglia, allo scopo di rendere omaggio ad un artista della nostra terra del quale ricorre quest’anno il centenario della nascita ed il decennale della dipartita.

Salvatore Postiglione, sanseverese di origini napoletane, è stato uno dei maggiori esponenti dell’arte scultorea, della ritrattistica e della statuaria onoraria e monumentale del Novecento italiano.

Con musicalità poetica tradotta in prosa, l’autore descrive nel volume il cammino dell’artista che inizia in età adolescenziale nella bottega paterna, dove impara le tecniche dell’intaglio proprio dal padre, artigiano “marmoraro” napoletano trapiantato a San Severo.

La formazione di studi svolti prima presso l’Istituto d’Arte e poi presso l’Accademia di Belle Arti di Napoli, perfezionerà le sue naturali inclinazioni che lo indirizzeranno definitivamente verso la scultura.

Le sue opere, in massima parte incentrate nella ritrattistica, spaziando da soggetti di ispirazione quotidiana a quelli religiosi o storico-monumentali, riescono a trasfondere plasticità espressiva, trasparenza ed umanità tanto da essere paragonate a quelle del Canova.

Diventato insegnante negli istituti medi inferiori e superiori, Salvatore Postiglione trasmette agli allievi lo stesso amore e la stessa passione che lo accompagnano nel cammino artistico. Alcuni suoi studenti diventeranno artisti, altri seguiranno strade parallele al mondo dell’arte, così come è accaduto all’autore del volume.

Gaetano Cristino lascia trasparire la propria emozione quando descrive, nella parte iniziale del testo, gli stati d’animo del “Professore” che racconta agli allievi l’esperienza in guerra e il tempo trascorso in prigione in Germania. Ricordi fondamentali che incideranno anche nella vita artistica attraverso le sensazioni che tralucono dalle sue opere. L’uomo e l’artista si fondono divenendo un tutt’uno.

Gaetano Cristino tratteggia l’espressività plasmata nelle opere, siano esse realizzate in gesso, o in marmo, o in pietra locale, o in bronzo, dicendo: «[…] eseguite con la capacità d intaglio […] unita alle notevoli doti di modellatore e di disegnatore […] che gli consentono di lasciare trasparire lo stato d’animo dei personaggi ritratti […]». “Testa muliebre”eseguita nel 1928, “Testa di Bimbo” del 1930, “Renato” del 1928, “Enzo” ed “Il mio Enzo”, solo per citarne alcune, ne sono l’esempio eclatante. 

L’artista amava la perfezione, emulava le proprie capacità attraverso l’uso di materiali sempre più difficili da plasmare come la pietra di Apricena, utilizzata nell’esecuzione di opere quali “Torso Muliebre” del 1937, e “Ragazza” del 1949. Durante la loro realizzazione, ricorda Vittorio, uno dei suoi figli, lavorando con l’ausilio di stuzzicadenti foderati di carta abrasiva, arrivava al punto da «farsi sanguinare le mani».    

La sua poliedricità artistica si rifletteva anche nel vissuto quotidiano: la testimonianza di Enzo e Vittorio nel contributo Due ragazzi di bottega riassume in pochi esempi il tratto umano: poiché era solito portarsi il lavoro anche a casa, soffocava le proteste della moglie recitando la massima “Per nobilitare la creta o l’argilla, ogni sito ed ogni momento per uno scultore devono essere buoni”; con questo detto, tacitamente, i figli maschi erano invitati a collaborare. In particolare era affidato loro il compito di “bagnare la creta”attraverso un procedimento particolare che richiedeva molta attenzione. I due figlioli, prestati all’arte, senza averne voglia eseguivano in tutta fretta il compito affidato dal genitore e, ultimato il lavoro, riprendevano le loro attività di svago interrotte loro malgrado.

Queste ed altre sono le notizie inedite che emergono dall’attenta lettura del testo, raccolte dall’autore attingendo all’archivio privato messo a disposizione dalla famiglia.

Oltre all’indimenticabile ricordo di chi lo ha personalmente conosciuto, di Salvatore Postiglione restano i tanti modelli conservati nella gipsoteca-studio che si auspica possa essere, nell’immediato futuro, resa fruibile a studenti e studiosi desiderosi di conoscere l’artista.      

Il volume è inoltre impreziosito da un dovizioso corredo iconografico basato su due momenti fondamentali della vita di Salvatore Postiglione.

Il primo riguarda la carrellata di documenti tratti dall’archivio privato di famiglia, che vedono l’artista ritratto in diversi significativi momenti della propria vita lavorativa o durante la campagna in Grecia, o in compagnia di amici e familiari; non mancano anche i documenti come il diploma di scultore o la tessera di riconoscimento dell’Istituto di Belle Arti di Napoli, o uno stralcio della relazione redatta l’8 settembre 1943, quando era ufficiale addetto al comando delle truppe italiane durante una spedizione nell’Egeo.

Il secondo ritrae, attraverso la mano esperta di Mimmo Attademo, le maggiori opere.

A conclusione del testo è posta un’ampia carrellata che comprende una breve antologia critica, l’elenco delle principali esposizioni, la bibliografia cronologica sull’autore e, dulcis in fundo, le schede sulle principali opere scultoree e disegni.

È questo uno splendido “libro d’Arte” nato con l’intento e la consapevolezza di ricordare un uomo ed un artista protagonista del suo tempo, che con la competenza di Gaetano Cristino, che da sempre dell’arte fa “una ragione di vita”, contribuisce all’arricchimento del patrimonio letterario specialistico.

  

©2006 Lucia Lopriore

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