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Marcovaldo di Anweller

Marcovaldo di Anweller o Marquardo di Anweiler fu uno dei ministeriali dell’Impero più in vista dell’epoca sveva. Nacque in una famiglia con possedimenti nei territori del medio corso del Reno. Già funzionario di corte sotto Federico I Barbarossa divenne uno dei principali collaboratori dell’imperatore Enrico VI in Italia. 

Nel 1186-1187 svolse su incarico di Enrico funzioni di legato nell’Italia centrale, e si fa onore in operazioni militari per conto dell’imperatore Barbarossa.

Nel 1189 accompagnò Federico Barbarossa alla terza crociata, qui si distinse sia come capo militare sia come legato presso la corte imperiale bizantina. Nei primi mesi del 1192 rientrò in Europa e da quel momento fu sempre più vicino al nuovo imperatore Enrico VI.

Nel 1194 riuscì a procurare all’imperatore svevo il sostegno di Genova per la spedizione di conquista nel Regno siciliano-normanno. In questa occasione fu comandante supremo delle flotte genovese e pisana, con cui contribuì in modo determinante al rapido successo dell’impresa. 

Nel corso della dieta di Bari (1195) Enrico VI lo nominò marchese di Ancona, duca di Ravenna e conte di Romagna. Da lì a poco ottenne anche la contea degli Abruzzi e l’anno successivo a quella del Molise. 

Nel maggio-giugno del 1197 Marcovaldo soffocò nel sangue, insieme al maresciallo Enrico di Kalden, la rivolta esplosa in Sicilia contro l’imperatore.

Alcune fonti sostengono che Enrico VI, prima di morire (28 settembre 1197), gli abbia affidato il suo testamento. 

Marcovaldo di Anweiler in un’illustrazione del Liber ad honorem Augusti di Pietro da Eboli.

Dopo la morte di Enrico VI il Regno venne diviso tra i Baroni tedeschi, tra questi si impose proprio Marcovaldo, e i sostenitori del papato e dell’Imperatrice Costanza.

Ma l’Imperatrice fece arrestare i consiglieri di Enrico VI: Marcovaldo, Corrado d’Urslingen e Gualtiero di Palearia vescovo di Troia che erano membri del consiglio di reggenza. 

Poi Costanza espulse dal Regno Marcovaldo e tutti i tedeschi, e li fece giurare che non vi sarebbero più rientrati senza il suo permesso. Non è stato ancora confermato se l’imperatrice abbia concluso un accordo particolare con Marcovaldo in merito all’assicurazione dei suoi diritti sul Molise, come suppone Wolfgang Stürner (1992).

Nel 1198 l’imperatrice Costanza dichiarò Marcovaldo nemico dell’Impero e vietò qualsiasi contatto con lui perché aveva saputo che voleva rientrare nel Regno. 

Marcovaldo dovette affrontare l’ostilità del papato essendo deciso a recuperare i beni della chiesa che l’imperatore gli aveva dato in feudo, il conflitto con la Chiesa si aggravò quando Costanza d’Altavilla morì (28 novembre 1198) lasciando la tutela del figlioletto Federico a papa Innocenzo III. 

Nell’ottobre 1199 Marcovaldo ritornò in Sicilia e, appoggiandosi a un presunto passo del testamento di Enrico VI, rivendicò il diritto di assumere la reggenza affiancando l’erede al trono Federico. Anche i principi favorevoli agli Staufen riconobbero Marcovaldo come reggente imperiale su disposizione di Filippo di Svevia fratello di Enrico VI.

Innocenzo III lo accuso di avere ambizioni personali sul Regno di Sicilia e arrivò a proclamarlo “nemico di Dio e della Chiesa e persecutore del Regno” (Die Register, 1964, nr. 570, p. 829). 

È evidente che in quel momento per Innocenzo III Marcovaldo era divenuto il suo avversario più temibile. Nonostante l’impegno del papato, Marcovaldo riuscì a impadronirsi di buna parte dell’isola dopo una serie di continui combattimenti. 

Nel 1200 fu sconfitto dalle truppe pontificie a Monreale e a Randazzo. Alla fine dell’anno il cancelliere del regno Gualtiero di Palearia, che godeva della fiducia del papa, lo ammise nel collegio dei familiari, ma ciò lo portò alla rottura con il pontefice. 

Il controllo del piccolo Federico fu affidato al fratello di Gualtiero, il conte Gentile di Manoppello, mentre lo stesso cancelliere scese in campo contro Gualterio III di Brienne che era stato inviato dal pontefice per riprendere il controllo della Sicilia. In questa occasione Marcovaldo fu sconfitto dalle truppe pontificie.

Ciò nonostante, alla fine del 1201, Marcovaldo prese il controllo di Palermo e di Federico, in questo modo divenne reggente e padrone incontrastato dell’isola. Ma il suo progetto di dominio non poté realizzarsi completamente, perché nel settembre del 1202 morì di dissenteria a Patti.

Letture consigliate per approfondire: 

  • Giosuè Musca a cura di, Il mezzogiorno normanno-svevo e le crociate; Atti delle quattordicesime giornate normanno-sveve Bari, 17-20 ottobre 2000. Edizioni Dedalo 2002.
  • Th.C. van Cleve, Markward of Anweiler and the Sicilian Regency, Princeton 1937

Copyright  © Alberto Gentile

Di Alberto Gentile

Alberto GENTILE
È nato a Casalvecchio di Puglia (FG) - a pochi chilometri da Castel Fiorentino - il 16 gennaio 1958. Dopo aver frequentato il liceo classico si è laureato in Medicina e Chirurgia; ha sempre nutrito una grande passione per la storia e l’archeologia.
Il periodo storico che maggiormente gli interessa è quello normanno-svevo, la sua grande passione è il romanico pugliese. Nel 1997 ha portato sulla grande rete la storia di Federico II con il sito www.stupormundi.it del quale è attualmente il coordinatore. E' socio ordinario della Società di Storia Patria per la Puglia.
Vive e lavora a Foggia. Suona il sax ed il flauto traverso; la musica che più ama è il jazz. È felicemente sposato e ha due figli.

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