Recensione al volume di Savino Di Palma dal titolo “Il Fico e la Cicala. Uno scrigno di poesie in Terra d’Orta”

Fresco di Stampa il nuovo libro di Savino Di Palma dal titolo “Il Fico e la Cicala”, pp. 172, Yucanprint, Lecce 2025, € 15, con prefazione di Geppe Inserra e postfazione di Arturo Gianluca Di Giovine.
L’Autore, non nuovo alla scrittura, propone in una silloge autobiografica tutte le Sue emozioni partendo dall’adolescenza fino ai nostri giorni. Le rime sciolte si tramutano in pensieri basati su esperienze del Suo vissuto quotidiano trascorso in massima parte nell’amato paese natìo: Orta Nova.
I sentimenti d’amore per la famiglia e per gli amici più cari, i ricordi della fanciullezza, i giochi, i primi amori, il periodo del militare, le scelte di vita successive, impreziosiscono il testo argomentato in cinque parti: “L’Adolescenza, le Stagioni, la Quercia, Madre Natura, Pandemia e Ricordi Indebili” questi i titoli in cui è suddiviso il testo.
Non mancano dissertazioni sul clima sulle sue mutazioni, sulla natura, spesso trascurata dall’incuria dell’uomo, sull’esodo dei giovani in cerca di un lavoro sperando in una vita migliore. La dedica ad alcuni amici scomparsi prematuramente mettono in evidenza il commovente ricordo e la sofferenza per il distacco. L’Autore non manca di narrare i periodi bui come quello della Pandemia, quando le città erano deserte, quando c’era il timore di incubare il Covid e si restava in casa tutti insieme. Poteva essere questo un modo per raccogliersi nella preghiera e per augurarsi di non essere contagiati. Molti amici e parenti sono scomparsi e di loro non resta che il ricordo.
Via Cavour, la strada dove è cresciuto, viene menzionata insieme all’ex Gesuitico, alla masseria Cirillo-Farrusi, al territorio della Palata, alla campagna dove l’Autore soleva raccogliere i frutti del fico che lo ha ispirato per il titolo del testo.
Simbolicamente Egli immagina un dialogo fra la cicala ed il fico che si domandano cosa sia quel brusìo insopportabile che odono, il progresso che inesorabilmente deturpa il paesaggio agreste e l’ambiente circostante con il suo inquinamento acustico provocato dalle pale eoliche distribuite selvaggiamente quasi a voler prendere il sopravvento sulla natura stessa.
La parte più intima dell’Autore viene evidenziata quando dedica le rime alla moglie Grazia, compagna di vita, ai tre figli, al nipotino, ai Suoi genitori verso i quali manifesta gratitudine per averlo formato educandolo ai sani principî della morale ispirata all’aiuto per il prossimo.
Il dovizioso apparato iconografico contenuto nel volume, lo impreziosisce e rappresenta un unicum nel suo genere.
Sicuramente i cittadini di Orta Nova leggendo il testo si identificheranno con l’autore ricordando il passato e rivivendo suoni, profumi, esperienze e voci che non si odono più. Uno scrigno di racconti in rime che si unisce alla doviziosa collezione di pubblicazioni sulla ridente cittadina ortese.
@Lucia Lopriore