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Microstorie

Pietramontecorvino. Le tre porte che aprono uno scrigno di storia

Cartoline dalle province

Festa sant’Alberto in un bellissimo scatto di Carolina Niro

Appollaiata su un’altura di 456 metri del Subappennino Dauno, Pietramontecorvino,  in provincia di Foggia, conta meno di tremila abitanti, di cui 160 nel centro storico.

Il Touring Club Italiano ha assegnato la Bandiera Arancione a questo piccolo borgo che,  oltre al suo patrimonio storico, culturale e ambientale di pregio, offre al viaggiatore un’accoglienza “esperienziale” di qualità, all’insegna del motto «Vivi l’Italia più vera». Pietramontecorvino  è inclusa anche nei ” borghi più belli d’Italia”.

Un paese che affonda le radici nei Bizantini e nei Normanni. Una storia segnata da cicli di distruzione e rinascita.  Rappresenta un esempio di resilienza,  simbolo della bellezza dell’Italia nascosta.

Oltre alla sua ricca storia, il borgo festeggia diverse tradizioni, come la festa di Sant’Alberto e la manifestazione “Suoni, sapori e colori di Terravecchia”. Non mancano quindi i piaceri della tavola: cucina tradizionale, piatti rustici, prodotti locali e sagre popolari raccontano l’anima autentica di questo angolo di Puglia.

La gastronomia è rinomata per piatti tipici e salumi, con un focus sull’olio extravergine d’oliva e il vino Cacc’e mitte.

Per chi ama stare all’aria aperta, Pietramontecorvino offre escursioni nei boschi, itinerari in mountain bike e relax nel verde. 

«Bello, intorno, il paesaggio della Daunia — recita il promo sul sito dei  borghi — campagne assolate con il grano, gli ulivi, le viti, strade deserte. Qui l’aria pungente dell’inverno reca l’odore della legna che arde nei camini, mentre il vento d’estate spande dai vicini monti il profumo delle ginestre».

Il nome 

“Pietra” indica la rupe che accoglie il borgo, mentre “Montecorvino” richiama l’antico centro bizantino-normanno distrutto nel XV secolo. Secondo la tradizione, furono proprio i profughi di Montecorvino a rifugiarsi tra queste rocce — la preta, in dialetto — dando origine a un nuovo insediamento.

Un viaggio nella storia

1018: Montecorvino è sede vescovile.

1137: il borgo viene distrutto da Ruggero II.

1218: compare per la prima volta il Castello di Pietra, feudo autonomo.

1456: un terremoto devasta Montecorvino, che viene definitivamente abbandonato.

1862: il paese assume il nome attuale, Pietramontecorvino.

Il centro storico

Fondata su un sperone di roccia, un tempo  circondata da fortificazioni,  la Terravecchia presenta tre porte storiche, vicoli stretti e un impianto urbanistico ad anello, con case scavate nella roccia di tufo e architetture medievali.

La Chiesa matrice di Santa Maria Assunta  è un edificio sacro di grande importanza storica e culturale.  Risale probabilmente al XII secolo, come dimostra il portale di lato, un tempo ingresso principale. Nel 1700 è stata ristrutturata, ma conserva ancora elementi medievali che le conferiscono un fascino particolare: un mix di stili architettonici, con tocchi barocchi, che rendono la Matrice un luogo affascinante da visitare.

Il Castello, noto come Palazzo Ducale, risale alla metà del XII secolo. Inizialmente era una torre normanna-angioina, progettata per scopi militari.

Alcuni elementi architettonici  testimoniano la sua origine duecentesca, come uno stemma angioino posto sulla facciata laterale.

Nel corso dei secoli,  ha subito diverse ristrutturazioni. 

Oggi  è un luogo di interesse per eventi culturali e visite turistiche. Ospita un Ente di Formazione, un ristorante didattico e il Museo Archeologico Parrocchiale.

La Torre Normanna è un  monumento storico che continua a suscitare interesse. È alta 30 metri,  con elementi architettonici che riflettono le sue origini medievali. In occasione dell’evento “Magolandia”, la torre è stata aperta al pubblico per visite guidate, offrendo una vista panoramica dal terrazzo merlato.   Simbolo prezioso per il borgo, è un importante punto di riferimento storico e culturale, attirando i visitatori affascinati dalla storia e dall’architettura.

Fuori dal centro storico, meritano una visita: la Chiesa del Rosario (XVI sec.), con il suo elegante soffitto a cassettoni; il Bosco di Sant’Onofrio, rifugio ideale in estate, tra faggete e sorgenti; la Torre di Montecorvino, detta “Torre del Diavolo”, che domina l’intera valle come ultimo simbolo dell’antico insediamento.

QUELLE STAFFE COLORATE IN PROCESSIONE CONTRO LA SICCITA’

Ogni 16 maggio, la popolazione si mette in cammino con i maestosi palii variopinti per il pellegrinaggio verso Montecorvino, in onore del patrono Sant’Alberto Normanno. Sette chilometri, lungo i quali si snoda un cammino di devozione, fede, tradizione e identità culturale.

Particolarmente suggestiva è la visione dei “palii”: lunghi fusti d’albero decorati con stoffe colorate, portati a braccia dai fedeli, diventano veri e propri simboli visivi del pellegrinaggio, visibili anche da lontano. C’è un suggestivo contrasto tra i colori degli scialli e il verde tenero del grano: un’immagine semplice ma potente. Questa antica tradizione continua a unire i tre Paesi nati dalla diaspora degli abitanti dell’antica Montecorvino dopo la sua distruzione: Motta Montecorvino, Pietramontecorvino e Volturino.

La leggenda narra che  Sant’Alberto apparve a due donne, promettendo pioggia per i campi arsi da siccità in cambio di un pellegrinaggio penitenziale. Così fecero i Petraioli e durante la via del ritorno le nuvole riversarono sui campi la pioggia promessa: Alberto il Normanno aveva sconfitto la siccità e conquistato eterna devozione.

Ancora oggi, la comunità, unita dalla statua del Santo, cammina verso il sito archeologico dove si celebrano riti a lui dedicati. Un viaggio tra storia, devozione e folclore, che unisce tre comunità e fa rivivere una leggenda che dura da 126 anni.

Non è solo una processione, non è solo  espressione di fede, ma momento collettivo che rafforza le radici e l’identità di una comunità. Un’esperienza che resta nel cuore. 

GENIUS LOCI

Gaetano Schiraldi, parroco della Matrice “S. Maria Assunta”  di Pietramontecorvino dal 2019,   

socio della società di Storia patria per la Puglia,  ha recentemente approfondito la storia di Pietramontecorvino, sottolineando che ci sono ancora molte storie da

raccontare, valorizzando gli archivi parrocchiali e diocesani. 

Ha scritto diversi libri che trattano temi di storia, arte e devozione. Tra i suoi titoli più noti: «Il tesoro di Volturino. Il patrimonio ecclesiastico»;

«Alberto da Montecorvino Custos noster. Storia, arte e devozione»;«La comunità cristiana di Lucera nell’alto e basso medioevo: primi appunti per una storia»; «Con la forza del passato e il coraggio del futuro. Storia del Movimento Cattolico nelle Diocesi».

Nella sua chiesa, don Gaetano organizza eventi culturali di spessore, che ne fanno un punto importante di divulgazione storica.

Pietra Montecorvino 

«Sud, sud. Nuje simmo dô sud, nuje simmo curte e nire / nuje simmo nate pe cantà e faticammo a faticà».

A cantare il “Sud” resiliente è 

Pietra Montecorvino,  alias Barbara D’Alessandro, cantante e attrice napoletana, moglie di Eugenio Bennato.

Lo pseudonimo è ispirato proprio dal nome del Comune di Pietramontecorvino, in provincia di Foggia.

Teresa Maria Rauzino

su L’Edicola del 20 aprile 2025

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