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Adelasia del Vasto

Adelasia del Vasto, contessa di Sicilia e regina di Gerusalemme
di Fara Misuraca

 
Di Adelasia del Vasto, figlia di Manfredi Aleramo, marchese del Monferrato, contessa di Sicilia, la leggendaria contessa Adelasia dei palermitani, e regina di Gerusalemme non ci è rimasta nessuna immagine. Ma anche se di honestae faciei, come riporta Goffredo Malaterra, si dice che fosse donna volitiva e di grande fascino.
Fu la terza moglie di Ruggero I d’Altavilla, gran conte di Sicilia e Calabria e madre di Ruggero II, che fu nonno e precursore di Federico II.
Ebbe un’infanzia difficile. Infatti, in seguito alla morte di Manfredi, avvenuta nel 1079 durante una battaglia, e del successore, il fratello Anselmo, morto precocemente e senza figli, il marchesato finì nelle mani dell’avido e senza scrupoli Bonifazio che, incestuosamente, sposò la vedova del fratello Anselmo, riunendo nelle sue mani tutti i possedimenti degli Alerami. Nel marchesato non c’era più spazio per gli orfani di Manfredi, gli unici che potessero insidiare il potere di Bonifazio.
Adelasia e i suoi fratelli furono costretti a lasciare le terre natie per raggiungere luoghi più ospitali. In quegli anni molti settentrionali erano attratti dalla Sicilia, terra ricca ed ospitale, e anche la famiglia del Vasto pensò di approfittare dell’occasione per tentare di ricostruire le glorie e le fortune del defunto marchese, usurpate dal fratello Bonifazio.
I Normanni in quel periodo favorivano una politica d’immigrazione della loro gente, francese o dell’Italia settentrionale, allo scopo di rafforzare il ceppo latino che in Sicilia e Calabria era fortemente minoritario rispetto a greci, ebrei e saraceni.
Nel caso di Adelasia l’occasione di stabilirsi al sud si realizzò con la richiesta di matrimonio da parte del gran conte Ruggero, rimasto vedovo per la seconda volta.
Le nozze furono celebrate nella rocca di Mileto nel 1089. Ruggero aveva allora circa 60 anni e il matrimonio con la giovanissima Adelasia fu certamente un instrumentum regni, un calcolo politico teso a legare le sorti della gente lombarda a quelle del principe. Ruggero aveva, infatti, già 10 figli tra cui tre maschi, Goffredo, Maugero ed uno illegittimo, ma amatissimo, Giordano.
Adelasia, nonostante non fosse bellissima, era sicuramente una donna intelligente, ricca di fascino, energica e ambiziosa, ed esercitò su Ruggero una forte ascendenza.
 

Ruggero I d’Altavilla

Ebbe con lui due figli. Il primogenito Simone, nato nel 1092 debole e malaticcio che morì giovanissimo nel 1105, e Ruggero, forte, bruno e vigoroso, destinato a diventare il futuro re del regno di Sicilia, nato a Mileto il 22 dicembre 1095.
L’abile ed accorta Adelasia sfruttò abilmente il suo ascendente e seppe circondarsi di una fidata parentela, convincendo Ruggero a fidanzare i suoi due figli Goffredo e Giordano con due delle sue sorelle, mentre una figlia del Gran Conte, Flandina, andò sposa ad un fratello di Adelasia, Enrico, il quale trasferitosi in Sicilia ebbe in dote il ducato di Butera e di Paternò che lo rese il più potente barone della contea. L’abilità di Adelasia era stata veramente grande: infatti, mai prima d’allora Ruggero aveva elargito ad altri feudatari concessioni così vaste!
Il destino fu generoso con Adelasia, ben presto i figli maschi delle precedenti mogli morirono, così che dopo la morte di Ruggero, nel 1101, ella rimase reggente di Simone prima, e del futuro Ruggero II poi. Adelasia si ritrovò a capo dello stato più ricco e potente del meridione. La sua era una responsabilità immensa e molti pensarono che non potesse essere sopportata da una donna. Ma ella seppe difendere con coraggio e fermezza il trono dei suoi figli circondandosi, per prima cosa, di funzionari fedeli al marito tra i quali l’ammiraglio Cristodulo, nominato “protonobilissimo”, un calabrese di origini bizantine o, secondo altre fonti, arabe, mentre, quando fu necessario, seppe essere spietata, riuscendo a sedare con feroci rappresaglie le rivolte dei baroni ribelli. Attenta all’amministrazione della giustizia, intervenne con autorità per dirimere numerose controversie sorte tra gli abati di diverse abbazie. Protesse la chiesa greca e manifestò tutto il suo appoggio a Luca di Melicuccà e a Bartolomeo da Simeri, l’abate del Patirion di Rossano, concedendo vaste donazioni.
Non legata sentimentalmente come il marito alla Calabria, Adelasia trasferì la sua corte prima a Messina che era servita da base ai Normanni per  estendere il proprio dominio alla Sicilia, e poi a Palermo, città ricca e fiorente che a quel tempo contava circa 250.000 abitanti.
Adelasia aveva appreso dal marito non solo le arti del governare e della diplomazia, ma anche quella della mediazione, dote a lei congeniale che le consentì sempre di risolvere i conflitti che facilmente esplodevano in una realtà composita come quella siciliana, rispettando costumi e culture diverse integrate in un contesto nazionale multietnico, seguendo in questo la politica messa in atto da Ruggero. Latini, franchi, greci, arabi non dovevano sentirsi stranieri o percepire prevaricazioni dall’una o dall’altra etnia, bensì, secondo il progetto di Ruggero, che Adelasia seppe ben realizzare, dovevano sentirsi popoli di una stessa patria. Assolse a questo compito con grinta, coraggio e grande abilità fino al 1112, quando passò la mano al figlio Ruggero che in quell’anno compiva il suo diciassettesimo anno d’età.
Adelasia aveva concluso la sua opera, ma il suo carattere non era tale da consentirle di ritirarsi a vita privata e pur evitando accortamente di interferire con la politica e le decisioni del figlio, non si fermò e cominciò a cercare altre opportunità per riavere potere e signoria, e soprattutto per aiutare il figlio a diventare re. Ancora una volta la sorte aiutò Adelasia e, a seguito di alterne vicende, si rese disponibile ad un nuovo matrimonio e nello stesso 1112, un’ambasceria di Baldovino I di Fiandra, re di Gerusalemme, giunse a Messina per richiedere in moglie la quarantenne, ma ancora affascinante, Adelasia.
Fu certamente un matrimonio dettato da calcoli politici ed economici, che il torbido e avido Baldovino, che aveva da poco ripudiato la licenziosa moglie Adra dalla quale non aveva avuto figli, voleva concludere per contare su un’alleanza con i Normanni e soprattutto per mettere mano sulle notevoli ricchezze di Adelasia. Quest’ultima, però, fece introdurre nel contratto matrimoniale una clausola successoria con la quale, alla morte di Baldovino e in assenza di altri successori, erede del regno di Gerusalemme veniva designato Ruggero II.
Nell’estate del 1113 Adelasia lasciò Palermo, capitale di quella terra che aveva governato fermamente e saggiamente per circa 10 anni. Una moltitudine di sudditi si accalcò al porto per rendere omaggio e salutare la contessa in partenza per Gerusalemme. La squadra navale che la accompagnava era imponente, composta da 11 navi da guerra e mercantili cariche di soldati, tra i quali 500 arcieri saraceni, il cui valore era famoso in tutto l’occidente, viveri e mercanzie, oltre al tesoro personale della contessa.
Nel nuovo regno, Adelasia fu accolta con tutti gli onori e le nozze furono celebrate in una cornice di fasto orientale. Con questo matrimonio Baldovino risolveva i suoi problemi economici e militari, mentre Adelasia realizzava il proprio sogno di potenza e garantiva al figlio la tanto sospirata corona. Ma la buona sorte questa volta voltò le spalle alla regina. Ben presto le lagnanze del clero locale e dei potenti del regno che ritenevano nulle le nozze arrivarono alle orecchie del Papa Pasquale II. A queste si aggiunsero sicuramente le rimostranze dell’imperatore bizantino specie quando divenne di pubblico dominio il patto di nozze che riservava al conte di Sicilia la successione al trono di Gerusalemme. L’avido e privo di scrupoli Baldovino, che si era già impadronito del tesoro di Adelasia per pagare i suoi debiti, si lasciò facilmente convincere ad annullare le nozze quattro anni dopo, il 25 aprile 1117. Adelasia, addolorata per il raggiro, ma impotente, si imbarcò alla volta di Palermo. Ruggero rimase sconvolto e rabbioso per il trattamento subito dalla madre, ma doveva ancora pensare a consolidare la posizione delle contee di Sicilia e Calabria, prima di potersi permettere di intraprendere imprese di vendetta contro Baldovino. Forse fu questa una delle ragioni che determinò la sua avversione per le crociate.
Per alleviare le sofferenze della madre, Ruggero organizzò grandi festeggiamenti per il suo ritorno ma Adelasia, sensibile ed orgogliosa, preferì non restare a corte e si ritirò dapprima nel monastero di San Bartolomeo a Palermo e poi in un monastero lontano dalla capitale, a Patti, dove morì il 16 aprile 1118. Il suo corpo fu deposto in un sarcofago nella Cattedrale di Patti.

Il sarcofago di Adelaide del Vasto – cattedrale di Patti. La tomba, originariamente fatta costruire nel 1122 è stata sostituita con un sarcofago rinascimentale nel 1557.


Adelasia, che aveva circa cinquant’anni al momento della morte non era riuscita a veder realizzato il suo sogno: il proprio figlio Ruggero incoronato re di Sicilia. Solo nel 1130 Ruggero riuscì a realizzare quel sogno: sicuramente nel momento dell’incoronazione avrà avuto un pensiero per sua madre, la gran contessa Adelasia.
Bibliografia
• Goffredo Malaterra DE REBUS GESTIS ROGERII CALABRIE ET SICILIAE COMITIS.
• Pasquale Hamel ,  Adelaide del Vasto regina di Gerusalemme, Sellerio.
• AA VV  Storia della Sicilia.
• Santi Correnti Storia della Sicilia, Periodici locali Newton.
Copyright  © Fara Misuraca -Alberto Gentile

Di Alberto Gentile

Alberto GENTILE
È nato a Casalvecchio di Puglia (FG) - a pochi chilometri da Castel Fiorentino - il 16 gennaio 1958. Dopo aver frequentato il liceo classico si è laureato in Medicina e Chirurgia; ha sempre nutrito una grande passione per la storia e l’archeologia.
Il periodo storico che maggiormente gli interessa è quello normanno-svevo, la sua grande passione è il romanico pugliese. Nel 1997 ha portato sulla grande rete la storia di Federico II con il sito www.stupormundi.it del quale è attualmente il coordinatore. E' socio ordinario della Società di Storia Patria per la Puglia.
Vive e lavora a Foggia. Suona il sax ed il flauto traverso; la musica che più ama è il jazz. È felicemente sposato e ha due figli.

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