Cartoline da Rodi Garganico

«Rodi giace su di una scoscesa prominenza al lido del mare maestosamente aperto; questa città è circondata non già da nudi scogli, ma da folti e ridenti boschi di agrumi, in cui serpeggiano con placido mormorio argentei ruscelli d’acque dolci».
La descrizione risale a 219 anni fa, ed è del frate illuminista Michelangelo Manicone.
Rodi garganico è ancora un “paradiso” dove gli agrumi maturano per tutto l’anno: si inizia ad aprile/maggio con l’arancia bionda, la cui raccolta prosegue fino a settembre, e a Natale si raccoglie la duretta. Le arance del Gargano e i limoni Femminello sono riconosciuti come prodotti IGP. I terreni sono coltivati presso le sorgenti e protetti da muriccioli in pietra calcarea o da barriere di canne che salvaguardano aranci e limoni dai venti freddi e dalla salsedine.
Questa tradizione continua a essere una componente significativa dell’identità economica del comune di Rodi Garganico, un borgo della provincia di Foggia, in Puglia, con una popolazione di 3.323 abitanti. Dal 2010 ha ottenuto il titolo di “città”. Fa parte del Parco Nazionale del Gargano. Le sue spiagge, in particolare la Spiaggia di Levante e quella di Ponente, contribuiscono alla sua fama di località balneare, più volte insignita della Bandiera Blu, l’ultima nel 2024, oltre alle “vele” di Goletta Verde di Legambiente.
Recentemente è stato costruito un porto, che sta contribuendo alla crescita del turismo nautico.
La memoria
Le origini di Rodi Garganico sono antiche, con vari insediamenti preistorici e una probabile colonizzazione greca nell’ VIII secolo a.C.. Durante l’epoca romana era un porto importante. Nel corso dei secoli ha subito varie dominazioni e attacchi, tra cui la distruzione da parte degli Ostrogoti nel 485 d.C. e un assalto saraceno nel 950. Nel 1461 fu occupata dagli Aragonesi.
Il borgo antico
Situato su un promontorio roccioso, il centro storico conserva le caratteristiche di un antico borgo marinaro.
La Chiesa di San Pietro e Paolo è la più antica chiesa urbana, attualmente ubicata nel cuore del paese. Anticamente faceva parte di un convento francescano: si narra che fu edificato quando San Francesco, tra il 1216 ed il 1221, venne in pellegrinaggio presso la grotta di San Michele a Monte Sant’Angelo. Differenze stilistiche ed architettoniche documentano l’ampliamento della chiesa in momenti successivi.

La Chiesa del Crocifisso fu la prima parrocchia cittadina, chiusa in seguito ai danni riportati dal terremoto del 1679 e del 1995. Un restauro che, iniziato, non è stato completato. Dei 10 altari posti all’interno, il primo a destra è dedicato alla natività, il primo a sinistra è posto sotto una bellissima statua lignea di inestimabile valore, raffigurante Cristo Morto. Di notevole interesse sono anche i due organi, oggi ospitati nelle altre chiese di Rodi.
La Chiesa di San Nicola di Mira, finalmente aperta un mese fa dopo il restauro, fu costruita nel 1680 e consacrata nel 1827 dall’arcivescovo Eustachio Dentice, il quale depose sulla mensa dell’altare maggiore le reliquie dei SS. Martiri Cristoforo e Teodoro. Si venera la gigantesca statua lignea di San Cristoforo, compatrono della città, donata dall’abate Giuseppe Spinelli nel 1681.

La devozione
Come ogni anno a Rodi, dal 1 al 3 luglio, tre giorni di festa patronale sono dedicati alla Madonna della Libera.
Il santuario, un tempo abbazia extra moenia, è inglobato attualmente nel centro di Rodi Garganico.

Sulla effigie della Vergine qui venerata, lo storico Michelangelo De Grazia ci ha tramandato una suggestiva leggenda.
Quando Costantinopoli, capitale dell’impero romano d’Oriente, fu espugnata dai Turchi nel 1453, i Veneziani in fuga dalla città cercarono di salvare le sacre icone dalla distruzione, imbarcandole sulle loro galee. Una di queste navi, giunta in direzione di Rodi, nonostante il vento favorevole, inspiegabilmente si fermò, mentre le altre proseguivano la rotta per la Serenissima. Il capitano, sorpreso, sbarcò al lido per chiedere spiegazioni agli abitanti, che non seppero dargliene.
Mentre camminava fuori le mura della città, vide il “greco pannello” della Vergine, portato in salvo nel proprio naviglio, “tenersi ritto” sopra un macigno, senza alcun supporto. La riportò a bordo. Ma la galea, nonostante il vento e le correnti favorevoli, per tutta la notte non riuscì a riprendere il largo. Il mattino seguente, il capitano scese di nuovo a terra. Nello stesso luogo del giorno precedente, e nella medesima posizione, stava ritta la sacra icona. Ritenendo ciò una chiara manifestazione del desiderio della Vergine di voler restare a Rodi, il capitano donò il quadro alla popolazione. E così finalmente poté riprendere la rotta…

De Grazia ci descrive così il sacro Quadro: «In un verde prato, tappezzato di variopinti fiori, è situato un poggiolo. Sopra di esso è seduta la Vergine, avente al sinistro braccio il bambino, che serra fra le dita un colombino, che gli lambisce la mano; ha la destra alzata, con la palma aperta per mostrare una crocetta dipinta in oro in mezzo di essa. Finissimi sono i colori della pittura, bruna la carnagione e nell’assieme si può dire un quadro raro».
LA MADONNA DELLA LIBERA E I MARINAI
Segni vibranti dell’ancestrale culto mariano custoditi nel Santuario della Madonna della Libera sono gli ex voto, offerti dai fedeli alla Vergine per “grazia ricevuta”, preziose testimonianze di un’arte popolare scomparsa. Dalle pitture delle tavolette votive affiora un drammatico spaccato di vita quotidiana: i frequenti naufragi dei trabaccoli che, tra Ottocento e primo Novecento, solcavano arditamente l’Adriatico, impegnati nel redditizio commercio degli agrumi.
Venuta dal mare, la Madonna della Libera accompagnò la marineria rodiana nelle storie quotidiane dei traffici sul mare. Quando i trabaccoli carichi di agrumi scampavano ai naufragi sulle rotte per la Dalmazia, i superstiti si recavano a sciogliere voti alla Madonna. Il soggetto delle tavolette votive è prevalentemente il naufragio:
il vero protagonista è il mare, scuro, minaccioso. Alle curve delle onde corrispondono, in alto, le rotondità delle nubi, in un cielo che da scurissimo diventa sempre chiaro verso l’apparizione della Vergine.

LA SAGRA E LA FESTA
Il 3 maggio 2025, Rodi Garganico sarà il cuore pulsante di un evento che celebra il gusto, la tradizione e la cultura pugliese: Ia Sagra delle Arance. Durante la manifestazione, la città si animerà con visite guidate tra gli agrumeti, escursioni alla scoperta del paesaggio garganico e spettacoli folkloristici che rievocano la cultura e le tradizioni del passato. Il pubblico può assistere a show cooking e degustazioni, scoprendo i mille utilizzi delle arance in cucina, dalle ricette dolci a quelle salate. Non mancano stand enogastronomici con prodotti tipici locali, dove gli agrumi diventano protagonisti di confetture, liquori e dolci artigianali. Un appuntamento imperdibile per chi desidera conoscere le eccellenze di Rodi Garganico.

La festa del Convento 𝐝𝐞𝐥𝐥𝐨 𝐒𝐩𝐢𝐫𝐢𝐭𝐨 𝐒𝐚𝐧𝐭𝐨

Su un’amena collina da cui si gode uno splendido panorama, nel 1538 venne edificato il primo convento cappuccino del Gargano, consacrato nel 1678 dall’arcivescovo Vincenzo Maria Orsini (il futuro papa Benedetto XIII). All’interno si può ammirare uno splendido dipinto su tela (purtroppo solo in copia) raffigurante la Madonna circondata dagli Apostoli, sul capo dei quali discende lo Spirito Santo. L’antica tradizione dell’ultimo sabato di Aprile vede il popolo rodiano impegnato a trascorrere una piacevole giornata primaverile nei pressi del Convento, all’insegna della religiosità, della natura, dei picnic.
Teresa Maria Rauzino
su L’Edicola 25 aprile 2025
