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Castello di Dragonara

Veduta d'insieme del castello di Dragonara visto dalla via di accesso principale.
Veduta d’insieme del castello di Dragonara.
Antico disegno del castello di Dragonara (autore sconosciuto).

Epoca: XI secolo.

Conservazione: attualmente il castello è adibito ad uso agricolo.

Come arrivarci: pur essendo a pochi chilometri da Torremaggiore, si trova in agro di Castelnuovo della Daunia, vi ci si arriva uscendo dall’autostrada A14 Bologna-Taranto, al casello di San Severo, proseguire per Torremaggiore. Giunti a Torremaggiore imboccare la Strada Provinciale 11 Torremaggiore per Casalnuovo Monterotaro, proseguire in direzione Casalnuovo per 12,5 Km, per poi svoltare a destra su una strada di campagna sterrata per 1,5 km circa.

Immagine tratta dalla mappa di Google.
Collocazione di Dragonara in una antica mappa.

Cenni storici.

“Città di Frontiera”
Dragonara ha un’origine in comune con altre “città di frontiera” volute, agli albori dell’XI secolo, dagli imperatori bizantini: questi cercarono di consolidare i loro possedimenti in Italia meridionale minacciati dai Longobardi a nord e dai saraceni a sud. Per attuare tale piano, i Catapani inviati da Bisanzio s’impegnano in un nuovo “incastellamento” della Daunia, al fine di spostare i malsicuri confini del Thema di Longobardia (suddivisione amministrativa dell’epoca), segnati dal fiume Ofanto, verso quelli meglio difendibili delimitati dal corso del Fortore. Nascono così, tra il 1018 ed il 1040, grazie alla attività edificatoria dei Catapani Basilio Bojohannes e dell’omonimo suo figlio, numerose città-piazzeforti con il compito di munire la nuova frontiera di efficaci baluardi contro incursioni e razzie, ripopolando il Tavoliere.
Tra questi centri neoformati, oltre a Dragonara ricordiamo Fiorentino, Civitate, Troia, Montecorvino, Tertiveri e Devia.
Tutte le città fondate dai due Catapani, nel tardo Medioevo sono state abbandonate, ad eccezione di Troia.
Per la sua importanza strategica alla iniziale fabbrica bizantina, che comprendeva anche due cinte concentriche di terra battuta, si aggiunsero le opere costruite successivamente dai Normanni e dagli Svevi e dagli Aragonesi.
Alcuni documenti attestano che Dragonara fu anche sede episcopale; i suoi vescovi svolsero compiti importanti e la sua diocesi venne ereditata dalla Diocesi di San Severo nel 1580. Dai suoi vescovi dipendevano molti centri; tra questi ricordiamo anche l’abbazia di Santa Maria di Tremiti. Dragonara nel 1255 subì la stessa sorte di Fiorentino rimanendo rasa al suolo ad opera delle truppe di papa Alessandro IV.

Alle spalle del castello di Dragonara c’è una piana e subito dopo un bosco. Nella zona pianeggiante era situato il centro urbano della città fortificata di Dragonara. Al di là del bosco scorre il fiume Fortore e oltre il Fortore c’è il confine con la regione Molise.


Cronologia
Dragonara fu baluardo dei Bizantini nell’XI secolo, successivamente nell’XII è passata ai Normanni, nel XIII secolo, agli Svevi, successivamente agli Angioini e agli Aragonesi, in seguito alla famiglia di Sangro.

Il Castello
Dell’antica città di Dragonara rimane solo il castello, in pietre squadrate ed abbozzate, che si erge sulle prime pendici del sub-appennino dauno. Attualmente il castello, dopo gli innumerevoli rimaneggiamenti, si presenta di forma rettangolare, con un cortile interno, 3 torri cilindriche ed una quadrata; un’altra torre cilindrica, isolata, è posta ad una certa distanza dal medesimo. Questa torre, vuota all’interno, sembra che non avesse nessuna porta di entrata, salvo quella praticata in epoca recente per adibirla a stalla. Forse per accedere al suo interno si usavano scale mobili oppure, secondo alcuni, un passaggio sotterraneo di collegamento tra il castello e la torre.

Una torre cilindrica.
Altra veduta d’insieme del castello.
Lateralmente al castello è visibile una torre di forma cilindrica isolata dal fabbricato del maniero.
La torre cilindrica esterna e vicina alla torre quadrata che inizialmente doveva essere cilindrica e che fu modificata dalla famiglia di Sangro.
Sulla facciata anteriore della torre quadrata sono posti, nella zona centrale, lo stemma della famiglia di Sangro e una lapide.
Stemma della famiglia di Sangro.
Questa lapide testimonia che nel 1769 il castello è stato ristrutturato dalla famiglia di Sangro e che in particolare una delle quattro torri è stata modificata da cilindrica a quadrata.
Veduta d’insieme del castello, foto scattata in estate.



Bibliografia:
R. M. Pasquandrea: Fiorentino: una città bizantina di frontiera (XI-XIV sec.), in Profili della Daunia antica, a cura del Centro FG/31 (CRSEC Foggia), Foggia 1986.
L. Sansone Vagni, Raimondo di Sangro Principe di San Severo, Editrice Bastogi, 1992.
M. S. Calò Mariani – A. Ventura – A. Muscio – A. Altobella – J. M. Martin – P. Corsi – L. Pellegrini – U. Kindermann – E. Ciancio – A. Pepe – G. Onofrio – E. Catello – C. Laganara Fabiano, Capitanata Medievale, Claudio Grenzi Editore, Foggia 1998.


©2022 Alberto Gentile (testo e foto)

Di Alberto Gentile

Alberto GENTILE
È nato a Casalvecchio di Puglia (FG) - a pochi chilometri da Castel Fiorentino - il 16 gennaio 1958. Dopo aver frequentato il liceo classico si è laureato in Medicina e Chirurgia; ha sempre nutrito una grande passione per la storia e l’archeologia.
Il periodo storico che maggiormente gli interessa è quello normanno-svevo, la sua grande passione è il romanico pugliese. Nel 1997 ha portato sulla grande rete la storia di Federico II con il sito www.stupormundi.it del quale è attualmente il coordinatore. E' socio ordinario della Società di Storia Patria per la Puglia.
Vive e lavora a Foggia. Suona il sax ed il flauto traverso; la musica che più ama è il jazz. È felicemente sposato e ha due figli.

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